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Phoenix: la prova dell'acqua

di Gigi Donelli

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4 AGOSTO 2008
La sonda Phoenix ha trovato l'acqua a 68° di latitudine su Marte

C'è voluto più tempo del previsto ma la prova è arrivata: pochi centimetri sotto la superficie del suolo marziano c'è acqua. E' in forma solida, ghiacciata a una temperatura estiva che non supera i -30°C, è volatile perchè appena si scioglie sublima e svanisce a causa della pressione, ma è sicuramente acqua allo stato solido.

Una prova dopo tante ipotesi
Dopo anni di ipotesi il grido "We have water" ha finalmente risuonato nella mission control room del JPL di Pasadena, in California, il centro di controllo della sonda americana Phoenix che dal 25 maggio scorso indaga la natura del ghiaccio alle alti latitudini marziane. Phoenix festeggia così nel migliore dei modi il suo primo anno di attività: proprio un anno fa è stato lanciato dal Kennedy Space Center della Florida e dopo 9 mesi di viaggio e 600milioni di km. coperti lungo la rotta "solare" ha raggiunto Marte compiendo uno splendido atterraggio sulle sue tre gambe metalliche.

5 centimetri di scavo
Il campione che ha confermato le osservazioni ottiche dei primi giorni di missione è stato trovato a circa cinque centimetri di profondità, nelle immediate vicinanze del suo punto di atterraggio. Il braccio meccanico - che si allunga per circa due metri - ha scavato tre giorni per raggiungere il campione, lo ha trasferito nello strumento di analisi TEGA che lo ha letteralmente "fuso", liberando così il vapore acqueo.

Successo al terzo tentativo
Prima di Phoenix mancavano le prove. C'erano le fotografie e, soprattutto, le immagini dello spettrografo della sonda orbitante Odyssey, che nel 2002 aveva mostrato una presenza solida e compatta riconducibile all'acqua nella zona polare. La scoperta delle ultime ore è arrivata proprio quando gli scienziati iniziavano a temere un grave fallimento: i "forni" di analisi TEGA - 8 scatole affiancate che analizzano automaticamente i campioni di terrriccio e ghiaccio - avevano fallito i primi due tentativi innescando anche un pericoloso corto-circuito. Nel terzo tentativo il piccolo "forno" di Phoenix ha fatto invece il suo dovere. Appena portato il campione alla temperatura di zero gradi è partito il messaggio interplanetario (10 minuti di viaggio) che ha confermato la presenza di acqua.

Ora si cerca la vita fossile
"L'abbiamo finalmente toccata ed assaggiata, e dal mio punto di vista ha un buon sapore", ha commentato durante la conferenza stampa William Boynton dell'università dell'Arizona che ccordina l'indagine; nei prossimi giorni il campione verrà scaldato a temperature superiori per accertare l'eventuale presenza di composti a base di carbonio, l'elemento comunemente associato alle forme di vita. Le missioni fin qui lanciate verso Marte hanno dunque accertato che l'ipotesi dei geologi, ovvero che il Pianeta Rosso abbia in passato ospitato degli oceani, è corretta: rimane da vedere se quella fase sia durata abbastanza a lungo da permettere lo sviluppo di forme di vita unicellulari, che potrebbero avere lasciato delle tracce fossili.

Piccolo e inospitale
La massa del pianeta è infatti troppo esigua per trattenere un'atmosfera significativa. Temperatura e pressione atmosferica sono oggi troppo basse per permettere la formazione di H2O in forma liquida alla superficie (il ghiaccio è possibile nel sottosuolo, ma in superficie sublima direttamente in vapore di ghiaccio). E' però possibile che sotto la superficie, dove pressione e temperatura sono maggiori, possano essere rimaste delle sacche di acqua in grado di aver conservato anche forme di vita elementari.

Missione prolungata
Dopo la storica scoperta, che arriva proprio nei giorni in cui la Nasa festeggia i suoi primi cinquant'anni di attività, l'agenzia ha annunciato che la missione della sonda Phoenix sarà prolungata di altri due mesi rispetto ai tre inizialmente previsti. Gli esperimenti, iniziati dopo l'atterraggio della sonda il 25 maggio scorso, proseguiranno dunque fino alla fine di settembre, con un costo aggiuntivo di 2 milioni di dollari sui 420 spesi finora per la missione. Le "batterie" di Phoenix, alimentate dal sole, non le consentiranno di andare oltre settembre, quando il lungo inverno polare marziano spingerà il sole sotto l'orizzonte e spegnerà una sonda già carica di gloria.

4 AGOSTO 2008
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